SFIDA TRA I RIFIUTI!
Il traffico illecito di rifiuti rappresenta una delle emergenze ambientali più gravi e complesse del nostro tempo. Questo fenomeno riguarda principalmente il trasferimento e lo smaltimento non autorizzato di rifiuti, spesso pericolosi, derivanti da attività industriali, con gravi conseguenze per l’ambiente e la salute pubblica. Le vigenti normative italiane ed europee offrono un quadro giuridico robusto per contrastare queste pratiche, ma l’efficacia delle leggi è spesso compromessa dalla complicità di organizzazioni malavitose e di amministratori accondiscendenti.
Commentiamo con l’avvocato Simone Labonia, una notizia di recente riportata dal nostro giornale.
Il Decreto Legislativo 152/2006, noto come Testo Unico Ambientale, rappresenta la normativa cardine per la gestione dei rifiuti. Esso stabilisce principi e obblighi per la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento, imponendo severe sanzioni per le violazioni. A livello europeo, il Regolamento (CE) n. 1013/2006 disciplina le spedizioni di rifiuti, introducendo obblighi di notifica e controllo per prevenire il traffico illecito tra le frontiere.
Il Testo Unico Ambientale distingue tra rifiuti urbani e rifiuti speciali, con particolare attenzione a questi ultimi, derivanti principalmente da attività industriali. La gestione dei rifiuti speciali richiede procedure rigorose di trattamento e smaltimento, spesso delegate a strutture specializzate e costose. Tuttavia, la necessità di ridurre i costi porta frequentemente le aziende a cercare soluzioni illegali, affidandosi a intermediari che offrono smaltimenti a basso costo, ma al di fuori della legalità.
Le organizzazioni criminali hanno trovato in questo traffico illecito, una redditizia fonte di guadagno, gestendo vaste reti di smaltimento illegale, operando in stretta collaborazione con aziende compiacenti. Questi gruppi organizzano il trasporto e lo smaltimento di rifiuti tossici in aree non attrezzate, come cave abbandonate o terreni agricoli, con gravi danni all’ambiente e alle comunità locali.
La complicità di amministratori pubblici è un altro elemento critico nello sviluppo del problema ed, in molti casi, funzionari corrotti facilitano l’ottenimento di permessi falsi o chiudono un occhio su operazioni illecite, in cambio di tangenti: così come evidenziato da numerose condanne penali di Corti di Merito e Cassazione.
Questa collusione rende ancora più difficile un contrasto efficace del fenomeno, alimentando un sistema di impunità che mette a rischio la salute pubblica.
Una piaga che richiede una risposta decisa e coordinata, nonché una cultura della legalità tra le aziende e le amministrazioni.